Oggi mi
spediscono in una stanza piccola piccola, riscaldata solamente dagli
starnuti ed i colpi di tosse grassa di una delle altre telefoniste.
Al centro della stanza campeggia la classifica: Giovanni 7; Sara 4;
Marco 2; Magda 1; Ale 1. La signora che ci ha parlato ieri, con fare
rassicurante, faceva costantemente riferimento al concetto di
OBIETTIVO.
<Ragazzi
quello che vi chiediamo è possibile!>
Questo
concetto è il faro guida di qualsiasi operatore, a questo concetto è
legato il tuo stipendio, la continuità del lavoro, ma soprattutto è
indirettamente proporzionale alla frequenza con cui ti stimolano a
fare di più. Più l'obbiettivo si allontana più ti scassano il
cazzo con frasi del tipo: < Dobbiamo farcela! > , <
L'azienda dipende dal raggiungimento dell'obiettivo >
oppure < Io non voglio persone che stiano qui solo per lo
stipendio >. Quando le stimolazioni sono finite ritorno ad
ascoltare , con la parte di me che non sta lavorando, i commenti che
gli altri operatori fanno tra una chiamata e l'altra: <Anvedi
er cognato de mi sorella!!> oppure <Pronto parlo cor
titolare? Attaccato mortacci sua... pure io vojo diventa titolare
de quarcosa, mo me pio n' bar, ho sentito che ce so dei cosi che te
danno i sordi poi tu je i ridai... pe' i giovani...>.
Smetto di
ascoltare anche questo e mi metto a fissare la scatola della
soddisfazione, poggiata in un angolo sopra di una sedia, chiusa con
lo scotch e con una fessura sul coperchio, per inserire i propri
commenti. Penso quindi di prendere alla lettera il suo nome. Mi alzo,
infilo l'uccello in quella ruvida fessura di cartone e aspetto che
nella mia vita succeda qualcosa.