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martedì 26 marzo 2013

LA SCATOLA DELLA SODDISFAZIONE

Oggi mi spediscono in una stanza piccola piccola, riscaldata solamente dagli starnuti ed i colpi di tosse grassa di una delle altre telefoniste. Al centro della stanza campeggia la classifica: Giovanni 7; Sara 4; Marco 2; Magda 1; Ale 1. La signora che ci ha parlato ieri, con fare rassicurante, faceva costantemente riferimento al concetto di OBIETTIVO

<Ragazzi quello che vi chiediamo è possibile!>

Questo concetto è il faro guida di qualsiasi operatore, a questo concetto è legato il tuo stipendio, la continuità del lavoro, ma soprattutto è indirettamente proporzionale alla frequenza con cui ti stimolano a fare di più. Più l'obbiettivo si allontana più ti scassano il cazzo con frasi del tipo: < Dobbiamo farcela! > , < L'azienda dipende dal raggiungimento dell'obiettivo > oppure < Io non voglio persone che stiano qui solo per lo stipendio >. Quando le stimolazioni sono finite ritorno ad ascoltare , con la parte di me che non sta lavorando, i commenti che gli altri operatori fanno tra una chiamata e l'altra: <Anvedi er cognato de mi sorella!!> oppure <Pronto parlo cor titolare? Attaccato mortacci sua... pure io vojo diventa titolare de quarcosa, mo me pio n' bar, ho sentito che ce so dei cosi che te danno i sordi poi tu je i ridai... pe' i giovani...>.
Smetto di ascoltare anche questo e mi metto a fissare la scatola della soddisfazione, poggiata in un angolo sopra di una sedia, chiusa con lo scotch e con una fessura sul coperchio, per inserire i propri commenti. Penso quindi di prendere alla lettera il suo nome. Mi alzo, infilo l'uccello in quella ruvida fessura di cartone e aspetto che nella mia vita succeda qualcosa.

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