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giovedì 20 novembre 2014

Lavoratori dei call center: sciopero nazionale e notte bianca per dire stop alle delocalizzazioni

Ci sarebbe molto da riflettere sulle forme di protesta roposte dai sindacati, nonché sui sindacati stessi. Comunque pubblichiamo la notizia dello sciopero indetto per il 21 novembre. 

Il 21 novembre il settore si ferma con una manifestazione a Roma per protestare contro le molte aziende che licenziano. I sindacati: situazione aggravata dal vuoto normativo che dà mano libera agli imprenditori più spregiudicati

Uno spot sotto forma di noir per dire no alla delocalizzazione, cioè il trasferimento del lavoro all'estero, che sta piegando il settore dei call center. Un modo originale, quello dei thriller sindacali, di raccontare i problemi del mondo del lavoro e dei lavoratori.




Il protagonista de "L'assassino del call center" è proprio un imprenditore che sceglie di portare all'estero la sua attività. Un antieroe che trasferisce cuffie e telefoni in Transnitria, regione moldava autoproclamatasi autonoma


. Lo spot, regia di Riccardo Napoli, è il terzo video dopo "Roma Calling" (sulla manifestazione Cgil del 25 ottobre) e "Buongiorno sono Lucia" (sullo sciopero dei call center del 4 giugno). Sciopero nazionale e notte bianca La protesta sarà il 21 novembre, indetta dai sindacati del settore (Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil) che hanno promosso una manifestazione a Roma (corteo da piazza della Repubblica e conclusioni in piazza del Popolo).


 La seconda giornata nazionale di protesta nazionale del settore si svolgerà nell'ambito di un evento più ampio, una vera e propria notte bianca dei call center in cui le organizzazioni sindacali inviteranno mondo della cultura, dello spettacolo, della società civile e della politica a confrontarsi con i lavoratori del settore e a solidarizzare con loro. Posti di lavoro a rischio Tra i casi da ricordare, quello di British Telecom e Accenture con 262 licenziamenti già decisi, E-Care che potrebbe chiudere la sede milanese lasciando a casa oltre 500 persone. E nelle prossime settimane, con le gare per Enel e Comune di Roma, c'è il rischio di ulteriori centinaia di licenziamenti. Sindacati: "Ciò che sta accadendo era stato previsto" "Quanto sta accadendo - ricordano i sindacati - era stato previsto e preannunciato, tanto che il governo aveva avviato, nel mese di giugno, un tavolo di crisi per il settore. In tale occasione le Organizzazioni Sindacali avevano evidenziato come, l'errata trasposizione della Direttiva Europea 2001/23 sulla tutela dei lavoratori, con la mancata estensione delle tutele previste dall'articolo 2112 del c.c. in occasione della successione o cambio di appalti ha creato in Italia un vuoto normativo che consente di creare crisi occupazionali esclusivamente per ridurre il salario dei lavoratori e ridurne i livelli di diritti", denuncia il sindacato. "A questo si sommano gli incentivi per le nuove assunzioni già oggi previsti dalla legislazione, legge 407/90, per le regioni del sud che prevedono il mancato versamento contributivo per i primi tre anni". E aggiunge: "In questo modo il committente mantiene basso il costo con gli sgravi contributivi permanenti e le retribuzioni dei lavoratori ai minimi contrattuali e senza anzianità mentre lo Stato paga due volte, gli ammortizzatori sociali per i disoccupati e gli incentivi per le nuove assunzioni, senza creare nemmeno un posto di lavoro nuovo". Il sindacato denuncia, inoltre, quanto questa pratica non sia ammessa negli altri paesi europei, dove si garantisce "continuità occupazionale in caso di successione di appalti per le stesse attività". E per questo ha deciso di scendere in piazza il 21 novembre. Sulla questione è partita anche una raccolta di firme per presentare una denuncia all'Unione europea. 


Fonti: Rainews

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